A cura della dottoressa Silvia Senestro
Sono sempre più numerose le famiglie che si rivolgono allo Psicologo in cerca di aiuto per figli adolescenti o preadolescenti in difficoltà.
Questi ragazzi presentano un insieme di tratti ascrivibili alle sindromi ansioso-depressive ma che spesso sfuggono ad una classificazione precisa. Raccontano di sentirsi apatici, rallentati, impigriti, irritabili, di far fatica a rimanere concentrati su uno stimolo, di non avere sogni ed interessi, di condurre una vita sedentaria, di non aver voglia di uscire e di fare le cose prima gradite, di avvertire ansia, di sentirsi fragili e demotivati, assonnati, ovattati o, per dirla con le loro parole, “rincoglioniti”.
In presenza di questo tipo di situazione si tende ad incolpare il Covid. Non sono d’accordo con quest’idea così diffusa secondo cui la pandemia avrebbe “rovinato” i nostri ragazzi, privandoli del loro naturale dinamismo e della gioia di vivere.
Credo piuttosto che il Covid abbia rinforzato e consolidato una tendenza già esistente da anni; penso al bellissimo libro di Michele Serra Gli Sdraiati uscito nel 2013 (ben prima del Covid!) e dedicato ad un figlio adolescente del tutto simile a quelli che oggi affollano gli studi degli Psicologi.
Di solito, quando si pretende di individuare un singolo colpevole di una situazione problematica, si prendono delle grosse cantonate: la colpa non è mai tutta dei genitori, tutta della scuola e via dicendo.
Tuttavia, in questo caso, sento di poter puntare il dito contro un grande, gigantesco colpevole: lo smartphone.
Sui danni del telefonino è già stato scritto di tutto: siamo ben consapevoli di quanto esso influisca sulla qualità della nostra vita e su quella dei nostri figli, eppure mi capita di rado di incontrare persone che si impegnino attivamente per ridurne l’utilizzo. Facciamo come i tossicodipendenti che sanno di fare una cosa dannosa e che ripetono a se stessi “domani cambio, domani smetto” senza farlo mai.
La situazione dei nostri ragazzi è, diciamoci la verità, drammatica. Si svegliano, si attaccano allo smartphone ancor prima di scendere dal letto e di fatto continuano a guardarlo per tutto il giorno salvo i momenti in cui sono proprio costretti a metterlo via.
Mangiano, camminano ed espletano tutte le funzioni guardando lo schermo. Guidiamo la macchina in compagnia dei figli assorbiti dai telefonini. Potremmo essere circondati da un tramonto meraviglioso, da mille pecore che stanno facendo la transumanza o precipitare in un burrone: non se ne accorgerebbero.
Gli smartphone stanno completamente appiattendo i nostri ragazzi.
I loro cervelli viaggiano al ritmo dei TikTok, video veloci e colorati che intrattengono senza lasciare traccia e senza stimolare pensiero, critica, intelletto, emozione e reazione.
Il fatto che siano universalmente utilizzati e che “lo facciano tutti” non rende la faccenda meno grave, anzi. I nostri giovani stanno precipitando in massa verso il baratro e non ho nessun timore di esagerare quando affermo che ciò che accade ogni giorno sotto il nostro naso è drammatico.
Non vorrei spendere nemmeno una riga per dare consigli su come evitare tutto questo: ne sono pieni tutti i mezzi di informazione inclusi gli smartphone stessi. Quello che mi interessa, in questo articolo, è lanciare un allarme e soprattutto mettere in guardia i genitori dei bambini più piccoli: non comprate loro lo smartphone così come non vi sognereste neanche lontanamente di comprar loro un pacchetto di sigarette.
Prima o poi lo vorranno ma voi tenete duro il più a lungo possibile. Stimolateli a giocare con gli altri bambini, a stare all’aria aperta, a fare sport e a leggere. Se invece i vostri figli sono grandicelli e possiedono già il telefono, non esitate a limitarne l’utilizzo con regole ben precise e naturalmente non dimenticate di dare il buon esempio.
L’inizio dell’anno è il momento perfetto per i buoni propositi: se avete un figlio, salvatelo dal telefonino. E già che ci siete, salvatevi anche voi.