Cosa vuole il mio inconscio?

Vi capita mai di avere la sensazione che le vostre azioni siano guidate da forze oscure, misteriose ed in qualche modo estranee, se non addirittura opposte, al vostro modo di essere e di pensare?

Se sì, state tranquilli: non siete posseduti da Satana ma dal vostro Inconscio e non sono in grado di affermare che si tratti di un’opzione migliore.

Dobbiamo la scoperta dell’Inconscio (o meglio, la scoperta della sua esistenza, poiché scoprire l’Inconscio é ardua impresa) al caro papà di tutti noi psicologi Sigmund Freud il quale, 120 anni fa, scardinò tutte le conoscenze e le presunzioni a proposito del funzionamento della nostra mente e, insieme ad Einstein, svelò un’inquietante verità: la mente, come l’Universo, è infinita, relativa, instabile ed inconoscibile.

Non siamo padroni del nostro tempo, del nostro spazio e nemmeno del nostro cervello.

In letteratura, James Joyce ed Italo Svevo ci forniscono magnifici esempi di come l’Inconscio possa vagare lontano, riempire, svuotare, senza mai rendersi afferrabile dal povero, limitato ed inadeguato Io. L’Io arranca dietro all’Inconscio come un terzino del Pancalieri dietro a Messi.

Come spiegare semplicemente l’eterno bisticcio fra Io ed Inconscio? Immaginate il vostro Io come un cameriere che lavora nella sala di un ristorante (il mondo esterno), che si annota agli ordini, rassicura i clienti che avranno i piatti eseguiti in modo perfetto e veloce e che infine porta le comande in cucina. Giunto in cucina, però, deve fare i conti con uno chef mascherato, bizzoso ed imprevedibile il quale potrà scegliere se cucinare quanto richiesto oppure no ed in ogni caso, se lo farà, lo farà a modo suo, secondo le sue personali esigenze.

Eccolo all’opera, l’Inconscio: libero, indipendente, infantile, sfrontato, capriccioso, fissato sugli irrisolti del passato e testardo come un mulo.

Questo chef maniaco-depressivo ci manovra come burattini perseguendo le sue finalità: ricerca di conferme, di espiazione, di rimproveri, di gloria, di carezze, di umiliazione. Passano le stagioni ma lui è sempre lì, costante ed implacabile come un esattore delle tasse, a farci sbattere il naso contro gli stessi irrisolti: il tuo Io desidera un fidanzato perbene, ma il tuo Inconscio ha bisogno di conquistare un personaggio freddo e scostante come la tua mamma; il tuo Io cerca stabilità e sicurezza sul lavoro, ma il tuo Inconscio anela all’umiliazione ed al pubblico ludibrio per le colpe commesse quando ancora portavi le trecce; il tuo Io cerca un centro di gravità permanente, ma il tuo Inconscio canta Cuccuruccuccu Paloma.

Vorresti acchiappare il tuo Inconscio e prenderlo a schiaffi, vero? Legarlo ad una sedia ed inchiodargli le mani sul tavolino? Imbavagliarlo? Asportarlo chirurgicamente? Non puoi. Vorresti almeno conoscerlo una volta per tutte? Neanche.

Devi accontentarti di intravederne qualche scampolo, quel poco che trapela dai sogni, dai lapsus, dalle dimenticanze, dai momenti in cui allenti il controllo perché sei stanco o arrabbiato o felicissimo o ubriaco.

Ecco perché non serve affannarsi per mantenere sempre il controllo: per fortuna il nostro agire nel mondo non è manovrato da una sala macchine logica ed ordinata, ma da un furfante lunatico e balzano ed è proprio questo che ci rende unici, affascinanti ed irresistibilmente sexy.

redazione

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