Arcelor Mittal, l’assessore regionale al Lavoro Elena Chiorino: «Il piano di esuberi della multinazionale dell’acciaio è inaccettabile e i nostri lavoratori vanno tutelati con ogni mezzo. Bisogna difendere il settore siderurgico, capace di creare un indotto di migliaia di posti di lavoro. Perdere l’acciaio significa anche perdere sovranità nazionale».
Il corteo di 140 lavoratori dipendenti dell’Arcelor Mittal di Racconigi si è ritrovato ieri in piazza Vittorio Emanuele a Racconigi. Con i sindacalisti Fiom Cgil Cuneo, i lavoratori hanno incontrato il sindaco di Racconigi Valerio Oderda, il vice sindaco Alessandro Tribaudino e il consigliere all’Ambiente Giorgio Tuninetti. Il tutto nel rispetto delle normative sanitarie vigenti.
Il presidio nello stabilimento racconigese, iniziato il 25 maggio, nasce dal fato che la multinazionale Arcelor Mittal ha inviato al governo il suo piano industriale che prevede un taglio di circa 5 mila posti di lavoro. Il taglio interesserà anche gli impianti piemontesi di Novi Ligure e Racconigi.
L’assessore regionale Elena Chiorino scrive al Governo
L’assessore regionale al Lavoro, Elena Chiorino ha scritto l’ennesima lettera al ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli, per chiedere un incontro immediato sulla questione. «Le difficoltà del momento causate dal Covid19 – ha scritto Chiorino – hanno certamente accelerato i problemi, ma non li hanno creati. Oggi non abbiamo contezza del piano industriale, quale sarà la produzione e il perimetro occupazionale.
Nulla neppure per ciò che concerne la composizione societaria e il possibile ingresso pubblico del Governo: la situazione rimane in piena incertezza. Sono rimaste inevase le richieste di partecipazione al confronto espresse dalle Regioni, tra cui quella della Piemonte».
«Ecco i risultati della decrescita pauperista e della completa mancanza di programmazione – conclude Chiorino – Mentre in pieno lock down la Germania pianificava nel dettaglio e per iscritto la sua strategia siderurgica a 360 gradi, il nostro governo si perdeva in proclami auto referenziali, senza nemmeno convocare il Parlamento e ora a farne le spese sono i lavoratori. Non possiamo permettere tutto questo. Perdere l’acciaio significa perdere migliaia di posti di lavoro e la sovranità del Paese. E’ ora di agire, e in fretta: il tempo delle chiacchiere e delle promesse deve finire. Chiediamo concretezza e soluzioni».