La Confederazione Italiana Agricoltori di Torino pronta a chiedere lo stato di calamità naturale
Gravi i danni causati dalla violenta grandinata che si è abbattuta oggi, venerdì 15 maggio, sul Torinese; la Confederazione Italiana Agricoltori di Torino ha stilato un elenco dei danni prodotti dal maltempo.
Fortemente colpito dal maltempo il Pinerolese dove una buona parte delle colture di frutta e ortaggi sono andate totalmente distrutte o hanno riportato gravi danni. Danneggiati anche il 60% del maggengo, il 50% delle colture di soia, il 40% dei raccolti di grano e orzo e il 30% del mais.
Le forti raffiche di vento hanno severamente danneggiato alcune strutture nella zona di Carmagnola. Danni ingenti anche nel Canavese, soprattutto nelle zone di Caluso e Foglizzo dove la metà dei raccolti di grano, orzo e maggengo è stata devastata così come il 30% delle coltivazioni di mais.
Anche la prima cintura di Torino non è stata risparmiata dalla breve ma intensa ondata di maltempo che si è abbattuta sul Piemonte. L’accoppiata grandine e vento ha causato danni alle colture anche nelle zone di Caselle e nelle immediate vicinanze. Forti grandinate hanno infine sferzato le Valli di Lanzo, dove sono state gravemente compromesse soprattutto le colture di piccoli frutti nei comuni di Lanzo, Ceres e Cafasse.
Dichiarazione di Roberto Barbero, presidente provinciale della Cia di Torino:
«Secondo le prime rilevazioni effettuate dai nostri uffici di zona – ha affermato Roberto Barbero, presidente provinciale della Cia di Torino – le precipitazioni che si sono localizzate sul Torinese hanno provocato danni diffusi a colture e strutture agricole. Nelle prossime ore procederemo a realizzare stime più precise per inoltrare già da lunedì le domande per il riconoscimento dello stato di calamità naturale in tutti i comuni colpiti e venire in soccorso dei numerosi agricoltori danneggiati. Sempre lunedì ho intenzione di chiedere un incontro al consigliere delegato Gemma Amprino per invitare la Città metropolitana ad unirsi a noi nell’istanza dello stato di calamità».