Come ti sei avvicinata alla disciplina?
«Ho iniziato ad andare in palestra cinque anni fa a Villafranca e mi sono subito appassionata. Iniziata l’università avevo necessità di stare a Torino per frequentare le lezioni e non volendo smettere di allenarmi ho deciso di iscrivermi in una palestra a Torino, la Diamond Club. Ho iniziato con un semplice allenamento di tonificazione finché, cinque mesi fa, ho cambiato personal trainer. Andrea Mirabelli, il mio attuale istruttore, praticava il powerlifting già da tempo e, vedendo in me delle potenzialità, mi ha proposto di iniziare a praticare questo sport. Da lì è iniziata la mia attuale passione per la pesistica».
Ma che cos’è il powerlifting?
«Il powerlifting è una disciplina sportiva, poco comune e a volte fraintesa; è molto impegnativa e richiede almeno cinque allenamenti settimanali e una dieta appropriata. È una specialità del body building, nella quale l’allenamento è mirato all’aumento della forza e della potenza muscolare. Rappresenta una sfida continua con se stessi e il proprio corpo per migliorare, e raggiungere risultati al massimo delle proprie capacità. Questa disciplina sportiva consiste nell’esecuzione da parte dell’atleta di tre esercizi: squat, distensione su panca piana (bench press) e stacco da terra (deadlift)».
Di quale gruppo fai parte?
«Sono iscritta alla Fipl (Federazione Italiana powerlifting), riconosciuta a livello internazionale dalla Ipf e l’unica a essere riconosciuta dal Cio (Comitato olimpico internazionale)».
Qual è stata la tua prima competizione?
«Il Campionato italiano assoluto a Salsomaggiore, una gara davvero impegnativa. L’emozione di gareggiare per la prima volta a fianco di atleti che praticavano il powerlifting da anni non la scorderò mai. La seconda è stata quella del Trofeo Bertoletti di panca a Senigallia due mesi fa, la successiva quella del 20 ottobre a Terni».
Come funzionano le gare?
«Hai tre possibilità per ogni esercizio: tre alzate la cui validità è giudicata da arbitri federali che applicano leggi sancite a livello internazionale. Oltre ai giudici ci sono gli assistenti che aiutano gli atleti a togliere il bilanciere dal supporto per prepararsi al sollevamento. Le categorie di appartenenza sono diverse in funzione del peso corporeo e del sesso. La mia è la categoria juniores -52 kg e la squadra a cui appartengo è l’IronFist di Torino. Gli atleti sono suddivisi in equipaggiati e non, a seconda dell’utilizzo di appositi indumenti rinforzati che vengono accuratamente ispezionati prima della gara».
Come sei “equipaggiata”?
«Io gareggio attrezzata, quindi uso il corpetto per squat e stacchi, la maglia per panca e le fasce e la cintura addominale. L’attrezzatura, se la si sa sfruttare, fa acquistare efficacia al gesto atletico ed evita importanti infortuni. Il giorno in cui mi è arrivata l’attrezzatura è stato tra i più belli in assoluto. Mi stavo allenando quando arriva Andrea e mi dice “Chiara, c’è un pacco per te”. Una volta aperto non vedevo l’ora di provarla. Indossare e usare l’attrezzatura non è assolutamente facile, ma comunque a dir poco emozionante. Quando ho messo il corpetto per la prima volta mi sono sentita invincibile, e quando ho alzato il mio primo peso importante mi sono sentita ripagata di tutto il faticoso allenamento».
Un tuo commento personale sul powerlifting?
«È uno sport estremamente impegnativo e sicuramente per praticarlo ci vogliono dei sacrifici che sono senza dubbio disposta a fare. Unito a un’università come il Politecnico non è sicuramente facile, ma quando hai una passione sono convinta che devi inseguirla senza trascurare anche le altre cose importanti. Per diventare powerlifter ci vuole grinta, determinazione e bisogna innamorarsene, come per ogni altro sport».