Il festival Nuovi Mondi porta il cinema al Rifugio Malinvern per proseguire a Busca, Bagni di Vinadio, Roccasparvera, Canosio, Aisone, Vinadio
Vacanze in montagna, non manca la possibilità di assistere a proiezioni di film d’autore. Riprende anche quest’anno infatti Nuovi Mondi 2019, il festival col Cinecamper che viaggia per la montagna. E’ diretto da Fabio Gianotti e Silvia Bongiovanni di Kosmoki. La rassegna cinematografica grazie ad un camper speciale trasformato in proiettore attraversa le Alpi e porta la magia del cinema in piccoli borghi di montagna.
Apertura della stagione sarà sabato 20 luglio alle ore 21, presso il Rifugio Malinvern nel vallone di Riofreddo nella valle Stura di Demonte, in provincia di Cuneo. Saranno due pellicole di primo piano, “Oymyakon” e “The Frozen Road”. Il rifugio Malinvern si raggiunge a piedi (tempo di percorrenza un’ora circa) dal parcheggio.
Oymyakon (Russia 2018, durata 28 minuti) è una pellicola del regista Dominik Bari che racconta la storia delle persone di un villaggio isolato situato nel profondo della taiga siberiana settentrionale, noto come il polo del freddo. Un giorno nella vita dei cittadini del luogo abitato più freddo della Terra per scoprire le sfide che gli abitanti devono affrontare in questo paesaggio inospitale dove la temperatura più bassa mai registrata è di -71,2°.
The Frozen Road (Regno Unito/Canada 2018, durata 24 minuti), vincitore del premio come Miglior Film al Nuovi Mondi Film Festival 2018, è una riflessione sul viaggio in solitaria, sulla meraviglia, il terrore e la frustrazione che il regista/protagonista Ben Page ha sperimentato attraversando in mountain bike lo spietato vuoto dell’artico canadese, una delle ultime grandi terre selvagge del mondo. Spinto dall’affermazione di Jack London, che “ogni uomo che sia un uomo può viaggiare da solo”, Page ha cercato un’avventura in perfetta solitudine.
Il programma
Giovedì 25 luglio ore 21, Busca (Piazza Giovanni Paolo II), In collaborazione con Occitamo.
The dawn wall (Usa 2017, 100 minuti, regia di Peter Mortimer e Josh Lowell). Nel gennaio 2015, Tommy Caldwell e Kevin Jorgeson catturarono l’attenzione del mondo con la loro impresa sulla Dawn Wall, una via apparentemente impossibile di 915 metri nello Yosemite National Park. Ma per Caldwell si trattava di molto più di una scalata. È stato il culmine di una vita definita superando gli ostacoli. All’età di 22 anni fu preso in ostaggio dai ribelli in Kirghizistan. Poco dopo perse il dito indice. Quando il suo matrimonio è andato in pezzi, è sfuggito al dolore concentrandosi sullo straordinario obiettivo di scalare la Dawn Wall. Tra dedizione e ossessione, Caldwell e Jorgeson trascorrono sei anni meticolosamente pianificando la via. Nel tentativo finale, in diretta mondiale, Caldwell si trova di fronte a un momento decisivo: abbandonare il partner per realizzare il suo sogno, o rischiare il successo per il bene della loro amicizia?
Giovedì 1 agosto ore 21, Bagni di Vinadio (La Tana della Marmotta)
The white maze (Austria/Russia 2017, 52 minuti, regia di Matthias Mayr). Al termine di un intero anno trascorso ad organizzare, programmare e immaginare possibili scenari avventurosi, Matthias Hauni Haunholder e Matthias Mayr decidono di partire per la loro missione impossibile: essere i primi a sciare sul Monte Pobeda, la cima più alta della Siberia orientale.
Venerdì 2 agosto, ore 21, Roccasparvera (La Fame)
Funne (Italia 2016, 74 minuti, regia di Katia Bernardi). In occasione del ventennale del circolo dei pensionati “Il Rododendro”, la presidentessa decide con entusiasmo di dare il via alla raccolta fondi per la nobile causa di far vedere il mare a un gruppo di donne. Ma di soldi ne servono tanti per realizzare questo progetto e le attività messe in campo non sempre si rivelano azzeccate. Comincia così l’avventura che le vedrà cucinare torte da vendere in paese, posare da modelle per un calendario e donne di internet impegnate nel crowdfunding. Per raggiungere, non senza alcuni momenti di sconforto, il proprio scopo. Risate, lacrime, gelosie, timori accompagnano le funne (donne in dialetto trentino). I loro sforzi che le porteranno anche ad una inaspettata notorietà.
Domenica 4 agosto ore 21, Canosio (in collaborazione con Occitamo)
Valley uprising (Usa 2015, 98 minuti, regia di Nick Rosen, Peter Mortimer, Josh Lowel). A partire dagli anni cinquanta le cime della Vosemite Valley sono diventate uno dei centri nevralgici dalla controcultura americana. Beatnicks e vagabondi vi trovarono la scenografia ideale per uno stile di vita fieramente opposto al consumismo, praticando l’arrampicata come sintesi perfetta di libertà e tensione verso l’assoluto. Fu un luogo di grandi sfide tra modi diversi di concepire le scalate. Tra la società borghese e la ricerca della libertà, ma soprattutto fu il luogo della sfida con se stessi. Valley Upris in g ripercorre cinquant’anni di sfide a 11 a legge di gravità avvalendosi di eccezionali materiali d’archivio e di una colonna sonora trascinante.
Giovedì 8 agosto ore 21, Aisone (Centro Fondo)
The Dodo’s Delight (Belgio 2016, 53 minuti, regia di Sean Villanueva O’Driscoll). Quattro anni dopo Vertical Sailing Greenland, il reverendo Bob Shepton (79) chiama il team selvaggio composto da Sean Villanueva O’Driscoll, Benjamin Ditto, Olivier e Nicolas Favresse sulla sua barca per una importante missione! A bordo della Dodo Delight (una barca a vela di IO metri) per misurarsi con il ghiaccio artico, gli orsi polari e le tempeste, alla ricerca del Santo Graal e di grandi pareti inviolate e dell’illuminazione musicale. Dopo alcune appetitose pareti e melodie in Groenlandia, è a Baffin che il gruppo trova grandi pareti vergini e ispirazioni musicali .
Venerdì 9 agosto ore 21, Vinadio (Forte Revellin)
Missione a 70000 volt (Perù/Italia 2015, 76 minuti, regia di Stefano Cavallotto). Una centrale idroelettrica e una linea ad alta tensione sulle Ande boliviane a oltre 4.000 metri di altitudine. Un progetto in cui i missionari salesiani presenti a Kami, in Bolivia, hanno fermamente creduto, vedendovi la possibilità concreta di finanziare le attività della Missione, la scuola, i servizi sociali e sanitari, il sostegno allo sviluppo agricolo e zootecnico in un luogo dimenticato dal mondo. Un’impresa ai limiti dell’incredibile frutto del lavoro instancabile di un gruppo di boliviani e italiani e di una catena interrotta di solidarietà fra l’Italia e la Bolivia. Ha coinvolto centinaia di persone in quindici anni.