Netina, storia di una famiglia di Casalgrasso a inizio ‘900

Decisamente apprezzato dai numerosi lettori è il romanzo d’esordio di Viviana Castorello, casalgrassese di origine e polongherese ormai da tanti anni, pubblicato con il titolo Prima che Netina si sposi (Primalpe, pp. 136, euro 13).

Che cosa racconti nel romanzo?

«Racconto il vissuto di una famiglia contadina dal 1915 fino alla fine della Seconda guerra mondiale. Da tanto tempo desideravo infatti narrare questa storia. L’opportunità, purtroppo, me l’ha offerta questo periodo molto difficile unito alla lettura di alcuni articoli relativi alla commemorazione del 25 aprile compreso uno che riguardava mio nonno. E’ infatti una storia biografica dato che la famiglia è veramente esistita e tutti i nomi dei protagonisti sono veri. Nelle pagine del libro non ci sono però dei riferimenti a dei luoghi, ma chi mi conosce sa che Netina (mia mamma) è nata e vissuta nella cascina Gamna a Casalgrasso».

Nella stesura del libro su cosa ti sei basata?

«La trama è frutto di ricordi e di racconti in famiglia, molti fatti sono stati ricostruiti grazie all’aiuto di mio cugino Vanni in quanto non conoscevo, nel dettaglio, le notizie cronologiche e le abitudini di quel periodo. Per i dialoghi, inventati e ricostruiti con la fantasia, mi sono invece ispirata alla personalità dei personaggi che, in parte, ho conosciuto. Mi sono poi documentata meglio ispirandomi al libro Ricordare, di don Antonio Valente, pubblicato dal parroco di Casalgrasso nel 1984. E’ stato lo stimolo per iniziare il mio racconto; inizio non facile, non mi venivano le parole giuste, poi poco per volta sono riuscita a scrivere tutto quello che sapevo e ricordavo. Durante la scrittura, in alcuni punti, essendo direttamente interessata, non ho poi potuto fare a meno di commuovermi ed emozionarmi».

Sotto il profilo stilistico hai avuto delle difficoltà?

«Consapevole del mio povero e scarno lessico, ho chiesto l’aiuto e autorizzato le correzioni ad una professoressa in lettere; due miei cari amici hanno trovato il racconto “buono” e suggerito, per alcuni pezzi, come potevano essere meglio raccontati o addirittura non necessari ed infine mi hanno incoraggiato a pubblicarlo suggerendomi anche alcuni nomi di case editrici a cui rivolgermi. Non finirò mai di ringraziarli per il loro aiuto e prezioso sostegno morale. Ringrazio, infine, la casa editrice Primalpe che ha creduto in me accettando di pubblicare il libro».

p.g.

redazione

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