L’Abbazia di Casanova protagonista a “Storie metropolitane”

L’Abbazia di Casanova (Carmagnola) è stata oggetto della puntata di “Storie metropolitane”, reportage televisivi promossi dalla Direzione Comunicazione della Città metropolitana di Torino. Il documentario è visibile sul canale YouTube della Città metropolitana di Torino all’indirizzo https://youtu.be/gvBreH9gNu8

Il complesso di Casanova è un vero e proprio campionario di stili architettonici appartenenti ad epoche storiche diverse, a testimonianza del ruolo spirituale, sociale, politico ed economico che l’Abbazia assunse a partire dalla metà del XII secolo, quando l’ordine monacale cistercense volle dedicare il suo nuovo insediamento sulla Via Francigena all’Assunzione di Maria Vergine e a San Michele di Casanova.

I monaci cistercensi

Bonificando le campagne circostanti, donate loro dai Marchesi di Saluzzo, i monaci cistercensi, provenienti dalla Badia ligure di Tiglieto, vollero che il monastero diventasse un esempio vivente e tangibile del ritorno all’austerità, alla regola di San Benedetto e al lavoro manuale di cui erano fautori.

I cistercensi rimasero a Casanova sino al XVI secolo, spesso disputando con il potere politico sul diritto di nominare gli abati. I Savoia nel 1588 assunsero il controllo del territorio e per l’Abbazia iniziò un periodo di declino, perché Emanuele Filiberto, duca D’Aosta, decretò di fatto l’alienabilità del patrimonio ecclesiastico e buona parte delle ricchezze dell’Abbazia andarono a favore dell’abate commendatario di turno. Il più illustre abate di Casanova fu il principe Eugenio di Savoia, maresciallo d’Austria ed eroe della battaglia di Torino del 1706.

NelXVII secolo furono numerosi i saccheggi, uno dei quali ad opera di truppe calviniste. A causa di un incendiotra il 1743 e il 1753, il complesso fu totalmente demolito e venne ricostruito sulla base di un progetto di Giovanni Tommaso Prunotto, allievo di Filippo Juvarra, mentre la chiesa venne utilizzata come residenza sabauda. 

L’attuale campanile risale al 1825, e sostituisce il precedente che aveva a sua volta preso il posto della torre-lanterna originaria della prima costruzione cistercense. Ospita un concerto di cinque campane, di cui quattro fuse dalla storica fonderia Achille Mazzola di Valduggia e una, il campanone, rifusa dalla Ecat di Mondovì in anni recenti.

Dal declino alla rinascita spirituale e culturale

La soppressione del monastero fu decretata da Papa Pio VI il 3 aprile 1792. La chiesa abbaziale divenne parrocchia e il re Vittorio Amedeo III ebbe la facoltà di disporre liberamente dei beni dell’abbazia, divenuta un castello e un luogo di caccia di Casa Savoia. Nel 1868 Vittorio Emanuele II vendette l’intero patrimonio al Regio Economato Generale, che nel 1921 cedette il complesso all’Opera Nazionale Combattenti, la quale divise la grande tenuta in piccoli poderi da cedere ai privati. Nel 1928 la restante proprietà passò alle suore di Maria Ausiliatrice che la destinarono, fino al 1970, a sede per il noviziato internazionale.

Il Cenacolo Eucaristico della Trasfigurazione

Nel 1999 il complesso architettonico di Casanova venne rilevato all’asta dall’associazione di volontariato Cenacolo Eucaristico della Trasfigurazione, fondata dal sacerdote dell’Ordine di San Giuseppe Benedetto Cottolengo don Adriano Gennari, che ha adibito il complesso a casa di spiritualità e centro di ascolto.  

Il chiostro

Il Cenacolo fondato da don Gennari mette a disposizione per brevi soggiorni posti letto in camere con servizi. Sono stati recuperati le cucine, il refettorio e alcuni locali di servizio. Tra gli ambienti restaurati e accessibili vi sono una cappella per l’adorazione permanente e una per le celebrazioni eucaristichesaloni polivalenti per ritiri spirituali, congressi, mostre e incontri culturali.

Il Cenacolo Eucaristico della Trasfigurazione accoglie sacerdoti, comunità religiose e gruppi di persone che desiderano raccogliersi nel silenzio in preghiera, in meditazione e in adorazione eucaristica nei week-end o in giorni feriali da concordare.

La chiesa abbaziale e la cripta riscoperta

Per il rifacimento settecentesco della facciata della chiesa principale del complesso, l’architetto monregalese Francesco Gallo adottò lo stile del tardo barocco piemontese, con i mattoni a vista. Nonostante il rimaneggiamento, l’edificio denota chiaramente l’originale stile gotico, con le forme romaniche che prevalgono all’esterno e quelle gotiche all’interno.

L’ingresso del complesso

Nel XVIII secolo i pilastri furono rivestiti in muratura, mentre i capitelli in cotto assunsero il tipico aspetto con decorazione corinzia.

Gli affreschi della volta e delle pareti sono opera di Bartolomeo Guidobono, contemporaneo del Parmigianino e del Correggio. Sulla volta campeggia la figura della Beata Vergine Assunta, con intorno cori di angeli e santi. Ai margini le figure degli Evangelisti e dei Dottori della Chiesa. Sulla parete di sinistra un affresco raffigura Amedeo III di Savoia mentre fonda l’Abbazia di Hautecombe.

La cripta ritrovata

Interessanti affreschi ornano anche la cripta dei monaci, recentemente riscoperta sul lato absidale della chiesa, innanzi al prato che ospitava l’antico cimitero. E’ attualmente allo studio un progetto di recupero del percorso di cunicoli sottostanti l’abbazia, il cui accesso avveniva proprio dalla cripta. Nell’abside si trova la pala dell’Assunta, del pittore veneto Federico Cervelli. E’ visitabile su appuntamento.

Le visite

Le visite alla chiesa abbaziale e parrocchiale di Santa Maria a Casanova sono possibili tutte le domeniche e nei giorni festivi da aprile a settembre dalle 15.30 alle 18.30. Grazie ai volontari dell’associazione Amici dell’Abbazia di Casanova, è possibile organizzare visite guidate per gruppi.

Per informazioni si può telefonare al numero 334-3001779, scrivere a ass.amiciabbaziadicasanova@gmail.com o visitare la pagina Facebook dell’associazione.

Come sottolinea Enrico Tachisvicepresidente dell’associazione, «per la nostra comunità, l’Abbazia è sempre stata un punto di incontro. La vita sociale di Casanova da sempre trova il suo fulcro nell’antico monastero, che per noi è come una seconda madre. Il complesso richiede una manutenzione continua, con rilevanti investimenti. Per questo cerchiamo di far conoscere e promuovere l’Abbazia e di raccogliere fondi per i restauri futuri».

redazione

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