Dopo Madrid, i ragazzi delle classi terze hanno ripreso un altro aereo verso l’Irlanda
Il soggiorno-studio è durato dal 7 al 21 ottobre, in cui si sono alternati due gruppi di studenti, con cinque docenti, per un totale di più di 70 ragazzi.
Nonostante il clima non sempre favorevole, gli studenti hanno avuto l’opportunità, al mattino, di seguire lezioni in una scuola nel centro della città, seguite da escursioni o visite guidate nel pomeriggio. Immersi nella lingua inglese e nella cultura irlandese, hanno conosciuto una città giovane, cosmopolita e multiculturale che li ha affascinati fin da subito.
I ragazzi hanno svolto una visita alla penisola di Howth, dove hanno potuto vedere le foche nel porto e percorrere i sentieri naturalistici della zona. Interessante è stato il percorso nel centro città alla scoperta di luoghi come il Dublin Castle ora sede del governo irlandese, ma una volta sede del potere britannico in Irlanda.
Il soggiorno prevedeva infine di stare presso famiglie irlandesi, condividendo non solo la casa ma anche gli orari e, soprattutto, il cibo. Questa è spesso una “nota dolente” ma di sicuro, al rientro in Italia, le famiglie dei nostri studenti hanno fornito loro la giusta dose di buon cibo italiano!
Matteo Forte, 3E liceo linguistico, ha raccontato la sua esperienza: «In Irlanda abbiamo avuto modo di interfacciarci con una cultura diversa dalla nostra, è stata un’emozione che, come politica dell’ineffabile, potremmo definire particolare. Abbiamo potuto applicare ciò che abbiamo imparato in anni di studi. Abbiamo potuto vedere come l’impegno viene ripagato nel farsi comprendere e uscire dalla nostra zona di comfort. Passare tutta la giornata parlando inglese, scovando nuove parole e perfezionare la pronuncia».
I ragazzi hanno potuto farsi catturare da leggende e miti del folklore irlandese, oltre a camminare senza meta alla ricerca dei posti più bellidi Dublino. Con la guida dei professori, si son diretti verso l’ “Ha’penny bridge”, o all’interno del “Trinity Collage”. Quel che i ragazzi hanno amato particolarmente sono state le guide locali lungo il Liffey, che definiscono la parte più bella e arricchente dell’esperienza.
«Abbiamo avuto modo di conoscere anche la storia intricata di un paese, oggi troppo sottovalutato e che presenta tante similitudini storiche con l’Italia. Le statue del “The Famine Memorial” rappresentano al meglio questa lunga corrispondenza. Generalizzando, le esperienze di tutti hanno riscontrato dei problemi, ma è stato costruttivo mettersi in gioco e superare i propri limiti positivamente. Per quanto se ne dicano: la vita differiva dalla nostra nelle azioni più quotidiane, dal sedersi a tavola con la famiglia, al cibo, agli spazi di casa. Ma è questo che ha reso quest’esperienza ancora più canalizzata nelle tradizioni del luogo. Tornassimo indietro, rifaremmo tutto da capo».