Alla mezzanotte del 20 settembre è scaduto il termine per la presentazione delle buste con le manifestazioni d’interesse per il polo siderurgico ex Ilva, previsto dal bando pubblicato lo scorso 31 luglio del ministero delle Imprese e del Made in Italy, che ha messo sul mercato tutto il gruppo siderurgico italiano.
In tutto sono 15 le manifestazioni di interesse che chiudono la fase preliminare della gara internazionale per l’acquisizione del polo siderurgico italiano. La gara si è resa necessaria perché l’uscita di scena del socio privato ArcelorMittal, dopo un’estenuante trattativa, ha reso indispensabile la ricerca di un altro partner. L’ipotesi di un “nazionalizzazione”, basata sul fatto che tramite Invitalia lo Stato detiene il 32% delle azioni, era stata subito scartata dall’esecutivo Meloni perché troppo onerosa dal punto di vista economico.
Ora si spera di arrivare alla vendita in blocco ed evitare il rischio di avere una frammentazione che metterebbe a repentaglio posti di lavoro e rami d’azienda. Ci sono tre gruppi che sarebbero interessati, almeno sulla carta ad acquisire il pacchetto completo.
Gli indiani di Vulcan Green Steel, ramo della famiglia Jindal che già che già nel 2017 aveva provato a rilevare il siderurgico ma era stato scalzato da Arcelor Mittal insieme ai loro connazionali di Steel Mont, gli ucraini di Metinvest del magnate Rinat Akhmetov, già impegnati con il gruppo veneto Danieli a Piombino in un progetto da 2 miliardi di euro e i canadesi di Stelco che ormai sono passati agli americani di Cleveland Cliff. Ad essi potrebbe aggiungersi il colosso giapponese Nippon Steel, che negli anni ’80 ha lavorato per l’allora Italsider di Stato con i suoi tecnici, che ha manifestato il suo interesse solo di recente a margine del forum di Cernobbio. Sono presenti anche gruppi italiani che però guarderebbero di più ai singoli asset e sono le italiane Marcegaglia, Sideralba e forse Arvedi.
Comunque difronte a queste manifestazioni, Alberto Cirio ed Elena Chiorino, presidente e vicepresidente della Regione Piemonte, hanno dichiarato che “Le quindici manifestazioni di interesse pervenute non possono che farci guardare al futuro con ottimismo, perché sono la dimostrazione della vitalità di un sistema su cui crediamo fortemente sia necessario investire”. La Regione Piemonte ha da tempo attivato il tavolo permanente sull’ex Ilva, nella consapevolezza che fosse prioritario e indispensabile tutelare l’occupazione, i posti di lavoro, l’indotto, e la tranquillità delle famiglie legate a questa realtà.
Mentre la situazione è tamponata grazie all’accordo sulla Cassa Integrazione, si spera che le manifestazioni di interesse possano portare a una vera e propria ripartenza per un settore strategico per il Piemonte e per la Nazione.