Il sindaco Gatti: «Situazione grave e pesante»
Il sindaco Gianni Gatti introduce così, in consiglio comunale, uno degli argomenti più spinosi e delicati affrontati negli ultimi mesi.
«Ritengo doveroso e necessario informare il Consiglio Comunale in merito ad una vicenda che ha avuto inizio nel lontano 2003. La vicenda trova il suo epilogo, non sappiamo ancora se definitivo o meno, proprio in questi giorni. Rischia di avere ripercussioni molto serie sul Comune di Moretta e sul bilancio di questo ente».
Il Tar del Piemonte – Sezione Seconda, ha condannato il Comune di Moretta, senza alcuna attenuante, alla risoluzione della convenzione di Pec con la ditta Fravema srl (ora Vema srl) e al pagamento di circa 287 mila euro più interessi alla stessa.
«E’ evidente – ha commentato il sindaco Gatti – lo stato d’animo, l’irritazione e la rabbia di questa amministrazione che al termine di un un quinquennio nel quale si è trovata a dover dirimere ed a risolvere positivamente altre difficili e complesse eredità della passata amministrazione affronta ora una così pesante situazione. E’ un’eredità davvero gravosa ed impegnativa che inevitabilmente si rifletterà sull’intera comunità morettese. L’aspetto economico di questa vicenda è oneroso ed avrà un impatto certo e ineludibile sul bilancio del Comune e sulla destinazione delle risorse disponibili che, gioco forza, dovranno essere sottratte ai servizi destinati a soddisfare gli interessi della collettività, delle famiglie e del territorio per poter ripianare il debito venutosi a determinare in conseguenza di tale sentenza».
La vicenda
La vicenda riguarda la vertenza tra la ditta “Vema”, con sede a Moretta, Via Santuario n° 27/B e il Comune di Moretta. Nel 2003 veniva approvato, dall’allora amministrazione Prat, il progetto di libera iniziativa di Piano Esecutivo Convenzionato, presentato dalla allora Fravema per l’attuazione dell’importante intervento edilizio di Villa Salina, che prevedeva la riqualificazione dell’intera area con la realizzazione di due fabbricati, delle autorimesse interrate, un’area a parcheggio pubblico nonché la realizzazione di una nuova piazza collegata sia a Villa Salina sia alla storica piazza del Castello.
Il piano prevedeva la realizzazione di una piazza interna alla parte edificata e ritenuta dall’amministrazione allora in carica di particolare rilevanza.
Proprio in considerazione di ciò era stata inserita nella convenzione una norma derogatoria in virtù della quale venne stabilito di demandare all’amministrazione comunale la realizzazione diretta dell’intervento a fronte del versamento da parte del proponente del corrispettivo di 287 mila euro come desunto dal computo metrico.
L’importo è stato versato in due rate nel 2009.
Per la realizzazione della piazza le amministrazioni Prat e Banchio hanno acquisito alcune proposte progettuali anche attraverso il coinvolgimento dell’Università degli Studi di Torino e predisposto un progetto preliminare di 390 mila euro, approvato nel 2011, cui hanno fatto seguito i progetti definitivo ed esecutivo, anch’essi regolarmente approvati nel 2012 ma mai né appaltati né realizzati.
Nel 2013 vennero avviati e via via realizzati alcuni interventi sull’area in questione, al fine di renderla in qualche modo fruibile, ma difformi dal progetto originario e dall’idea iniziale che prevedeva, tra le altre cose, un porticato di collegamento tra i due fabbricati. Il totale dei lavori, inaugurato nel 2016 con il nome di piazza Europa, è stato quantificato in sentenza in 100 mila euro.
Nel 2017 la Vema ha dunque presentato ricorso al Tar chiedendo la risoluzione della convenzione per inadempimento del Comune, e la restituzione della somma a suo tempo versata, con tanto di interessi.
Le reazioni
«La situazione è disastrosa – continua Gatti – perché impone al Comune di assumere determinazioni entro 60 giorni, che potranno consistere nel ricorrere in appello al Consiglio di Stato con richiesta della sospensiva, oppure accettare la sentenza e riconoscere il debito fuori bilancio. Ancora una volta ci troviamo tra le mani situazioni pesanti che non sono state risolte dalla passata amministrazione, che vede alcuni suoi rappresentanti ancora oggi nei banchi della minoranza».
Il consigliere di minoranza Carlo Cortassa, assessore nella precedente giunta Banchio, ha sottolineato come la questione derivasse da ancora prima.
«Non è la prima volta – ha replicato Gatti – che la mia amministrazione si trova a dover tamponare questioni lasciate irrisolte o peggio complicate, dalla precedente amministrazione, come il contenzioso su Cascina San Giovanni, o l’eredità Tibaldo, entrambi chiusi in modo positivo. Ora ereditiamo quest’altra patata bollente, di cui ne disconosciamo con forza la paternità».