Dopo la pubblicazione del rapporto di Greenpeace lo scorso 5 febbraio sulla presenza di PFAS nelle acque destinate al consumo umano di alcune zone del Piemonte, si sono moltiplicate le richieste di chiarimenti alla Regione.
Secondo Greenpeace, sono oltre 70 i comuni piemontesi coinvolti, in base ai dati raccolti dall’associazione ambientalista con accesso agli atti di enti pubblici piemontesi e a campionamenti indipendenti in aree non ancora monitorate. Nella nostra zona Greenpeace ha segnalato la presenza di PFAS in analisi effettuate a Piobesi Torinese, Pinerolo e Cavour (valore massimo di PFAS rilevato superiore a 100 nanogrammi per litro); Volvera, None, Carignano e Villafranca Piemonte (valore massimo di PFAS rilevato inferiore o pari a 100 ng/L). Non è stata trovata presenza di PFAS a Airasca, Scalenghe, Castagnole Piemonte, Pancalieri e Lombriasco.
L’assessore regionale alla sanità Luigi Icardi ha comunicato in aula lo scorso 14 febbraio che «Le sostanze perfluoroalchiliche (Pfas), nell’acqua degli acquedotti piemontesi, risultano a livelli fortemente inferiori ai limiti previsti dalla legge. Pertanto l’acqua analizzata rispetta i parametri di potabilità e non si ipotizzano rischi immediati per la salute. Difficilmente saranno introdotti obblighi di controllo aggiuntivi sulle acque».
Pfas, la normativa europea
La normativa europea ha previsto il progressivo aumento dei controlli nell’ambiente, negli alimenti e nelle acque potabili, definendo dei limiti di accettabilità. La direttiva UE prevede che la Commissione europea individui, entro il 2024, i criteri per le verifiche affinché entro il 2026 gli stati membri adottino le misure necessarie a garantire la sicurezza delle acque destinate al consumo umano.
Afferma Giuseppe Ungherese, responsabile inquinamento di Greenpeace Italia: «Mentre diverse istituzioni e autorità, anche torinesi, sminuiscono il problema è opportuno sottolineare come Greenpeace non abbia mai parlato di valori fuori norma. Il punto è proprio questo, c’è un evidente scollamento tra ciò che dice la scienza e il limite imposto dalle norme europee (pari a 100 nanogrammi per litro), che entrerà in vigore tra l’altro solo nel 2026».
Esposti di Greenpeace
Nei giorni scorsi Greenpeace Italia ha presentato degli esposti presso le procure territorialmente competenti di Torino, Ivrea, Alessandria e Novara, dove è stata accertata la contaminazione da PFAS (sostanze poli e perfluoroalchiliche) nelle acque potabili. L’organizzazione ambientalista chiede alla magistratura di prendere tutti i provvedimenti cautelari del caso per impedire che si continui a somministrare alla popolazione acque contenenti PFAS e per verificare se, considerato lo stato di inquinamento permanente di queste aree, sussistano le condizioni per ipotizzare i reati di disastro ambientale o innominato, e per omissione di atti d’ufficio conseguente il mancato rispetto della normativa sull’accesso agli atti.